Vino etrusco: alla scoperta della Cantina Rasenna
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scritto da Mario Whitehead il 02-06-2023 11:00








Vino etrusco di Francesco Mondini
Ritrovarsi in un'azienda agricola di produzione vino, riabbracciando le tecniche di 2500 anni fa, utilizzando il vino come archeologia sperimentale, non è da tutti i giorni.
Un'esperienza unica, fatta di semplicità da parte di Francesco Mondini proprietario dell'azienda, che mi ha completamente immerso nella tecnica e nella lavorazione della sua cantina.
Un'azienda fatta di agricoltura biologica, con vigneti vecchi dai 60 ai 120 anni, per raccontare come viene fuori la bevanda degli Dei “il vino”, con la tecnica al tempo degli Etruschi.
Ripercorrere la storia del vino, credetemi, significa apprendere tecniche e ingegni della storia dell'uomo.
Conoscere per capire i sapori, scoprire le colture per apprendere culturalmente e vedere dal vivo le viti vecchie per scoprire i cicli che la vita riserva è l'esperienza che mi ha trasmesso Francesco Mondini, attraverso l'utilizzo della permacultura trasmessa dal nonno, è stata per me fonte di nuove scoperte.
Questa tecnica consiste in un insieme di pratiche agricole, di carattere pseudoscientifico, mirate alla progettazione e gestione di paesaggi, per mettere in sinergia le piante tra loro, attraverso un'agricoltura biologica e nel riuscire a far rimanere più forti le piante, grazie alla loro sinergia, evitando di trattarle così spesso e riducendo i trattamenti al massimo, in due cicli l'anno, con il ramato e lo zolfo, essendo le viti già robuste.
Per il mantenimento dei vigneti, non essendo più in commercio queste viti che hanno tra i 60 e 120 anni, vengono riprodotte con le tecniche: a piede franco (viti non innestate in cui le radici e il fusto sono di un'unica pianta) o a portinnesto (parte inferiore della vita inserita in una vite più giovane con la tecnica dell'innesto).
Con la tecnica della propaggine delle viti, per riproporre delle viti ormai non più rintracciabili, consentono di mantenere quella qualità e quel profumo impostata sulla vinificazione.
Gli Etruschi erano i pionieri del vino, produttori e commercianti, che hanno permesso di farlo arrivare fino ai tempi nostri, lasciando anche tracce di produzione che attraverso questa azienda, si cerca di ricostruire.
In questa cantina ho potuto conoscere anche attraverso le spiegazioni e le chiacchierate con Francesco, il gruppo musicale Sinauria, che nel sentirlo nominare in pochi conoscono, gruppo musicale che ha scritto la famosa musica del film “Il Gladiatore”.
Rasenna Tuscany: Cantina Rasenna-Tarazona, il Vino Etrusco
L'azienda agricola si trova a pochi km dal centro di Arezzo a circa 380 mt sul livello del mare, un ambiente perfetto per la vite, che oggi si presenta come produttrice del vino Etrusco, grazie alla fortunata conoscenza di Francesco con un ex direttore del Museo Etrusco di Villa Giulia, che gli ha aperto un mondo nel modo delle tecniche di produzione vinicola, grazie alla conoscenza di resti, che dopo essere stati analizzati, hanno portato a capire come coibentavano le anfore gli antichi etruschi, scoprendo così la vinificazione con le resine, come si usava nella Georgia e come veniva utilizzata anche dai Greci.
La tecnica di sotterrare le anfore, come usavano fare i romani, che non avendo posti dove tenerle, li nascondevano negli anfratti, nelle grotte, sotto le loro case o sottoterra, hanno portato a capire come mai questa tecnica di sotterrare le anfore si è sviluppata nel tempo.
La spiegazione è arrivata da dei carotaggi nei terreni dell'azienda agricola di Francesco con dei geologi.
I carotaggi hanno evidenziato che la terra a 15 cm sente l'ora, ad 1 metro e mezzo la terra sente il mese che va da Gennaio ad Agosto, e a 3 metri di profondità invece conserva la temperatura costante dai 14 ai 17 gradi durante tutto l'anno.
A questi fattori vanno aggiunti, il buio, il silenzio e l'assenza di ossigeno, elementi fondamentali per il vino.
La tecnica della coibentazione delle anfore avveniva perché nel 750 a.C. le anfore erano realizzate in modo grossolano, in sostanza fatte molto male, con spessori bassi, il che comportava in assenza di coibentazione dopo un anno, alla perdita totale del contenuto, in questo caso il vino.
Il vino della cantina di Francesco Mondini ha ricevuto due criteri su tre da parte dell'UNESCO e dalla Comunità Europea per diventare il primo vino Patrimonio dell'Umanità, unico vino riconosciuto dagli archeologi, grazie al procedimento simile, che ripropone i sapori ed i profumi dovuti alla coibentazione del vino tenuto all'interno delle anfore.
Nello specifico i vini prodotti in questa azienda agricola, si contraddistinguono per nomi in base alle tecniche di conservazione:
- Uvem, che sta nelle anfore per due anni, primo vino al mondo vinificato in orci di terracotta vetrificati, a 3 metri di profondità, “Metodo Mondini”, vendemmiato a mano e nella fase di vinificazione le uve vengono separate dai raspi, pressate dolcemente, senza alcuna aggiunta di anidride solforosa o di altre sostanze.
Una volta imbottigliato, viene tenuto sei mesi in cantina prima della vendita.
- Nerum, che dopo essere stato spremuto in cantina, riposa in orci coibentati a mano con resine a cera, interrati a 3 mt., per cinque anni.
- Vinum (rosso), prodotto con “Metodo Mondini”, dove il succo d'uva viene messo in orci coibentati con resine e cera delle api dell'azienda stessa e sigillati, sepolti sottoterra a 3 metri di profondità, lì a vinificare per un anno.
- Album (bianco), prodotto da uve bianche Albana, Trebbiano e Malvasia con portainnesti che oggi non esistono più, colte rigorosamente a mano.
Una volta raccolti i grappoli, vengono tolti quasi tutti i “graspi” a mano e fatti macerare con follature manuali.
Il succo d'uva ricavato, entra per caduta nell'orcio coibentato con cere e resine, lì a riposare per un anno a contatto con i minerali circostanti, per acquisire i profumi e sapori che lo rendono unico.
- Vivamus bianco e rosso, vino che sta all'interno delle botti di cemento per otto mesi.
Tutto questo percorso vinicolo, vissuto sul posto con Francesco ed altri amici della stampa, accompagnati da una degustazione a tavola con l'abbinamento di prodotti tipici realizzati dalla moglie di Francesco, Miriam, che ci ha deliziato attraverso il suo percorso, nella possibilità di poter provare tutti i vari sapori e profumi dei diversi vini.
Per concludere che dire, non mi è mai capitata un'esperienza vinicola fatta in questo modo, fatta non solo da degustazione di vini in abbinamento con i prodotti del territorio, ma di conoscenza della storia, delle tecniche etrusche e rivisitate dal metodo Mondini, che si completa con la semplicità dei proprietari nell'accoglienza all'interno della propria azienda.
Non vi resta che provare questa esperienza, prenotando direttamente da qui: Etruscany wine.
Saluti, Mario Whitehead
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